Il Tarì, guidato da 10 anni da Vincenzo Giannotti, è capofila di quattrocento aziende del comparto dei gioielli La Campania è la quinta regione in Italia per numero di imprese e la settima per esportazioni pari a circa 39,3 milioni
DISTRETTO ORAFO CAMPANO VERSO L'IGP DEL CORALLO
Giannotti (Il Tarì) Tra i nostri compiti c'è la formazione dei giovani artigiani, di recente Bulgari ha affidato alla nostra Design School la gestione della nuova Scuola della maison a Valenza Po. Complessivamente, la filiera dei preziosi nella nostra regione ruota intorno a 2.588 unità, con oltre 5mila addetti; il mondo del dettaglio locale rappresenta oltre il 15% di quello nazionale
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Un commerciante di preziosi diceva che «finché ci saranno le donne il nostro lavoro non morirà». Il mondo è cambiato e anche l'universo del gioiello ha cambiato pelle. Le donne si fanno da sole bei regali, i monili sono diventati accessori di moda e la bellezza (come sempre) salverà il mondo. E anche il comparto dei gioielli. A patto di fare sistema, una strategia che in Campania è stata adottata da 30 anni grazie al Tarì, cui fanno capo circa 400 aziende e che è presieduto da oltre 10 anni da Vincenzo Giannotti (tra gli ideatori e sostenitori del progetto realizzato da Gianni Carità) che è anche al vertice del Distretto Orafo campano del quale fanno parte OroMare, il Borgo Orefici e il Consorzio del Corallo e cammeo torrese. Sistema, ma anche formazione di giovani artigiani. «La nostra scuola interna venne inaugurata 5 anni prima del Tarì - ricorda Giannotti -. Già allora l'idea era che tra le nostre responsabilità dovesse esserci quella di accompagnare imprese e settore in un percorso di crescita. E i risultati ci hanno premiato. Di recente Bulgari ha affidato alla Tarì Design School la gestione della nuova Scuola della maison a Valenza Po. Le nostre fiere sono certificate e accreditate nel calendario nazionale come evento di rilievo internazionale e sono tra i principali appuntamenti europei dedicati alla gioielleria».
Nel 2024 il Tarì è tra i promotori e capofila della costituzione del Distretto orafo campano. Costituito su impulso dell'assessorato alle Attività produttive della Regione, è basato su una rete di imprese cui è affidato il compito di individuare le coordinate di innovazione del sistema e valorizzarlo. «I poli produttivi campani rappresentano oltre 800 aziende -ricorda Giannotti, che presiede anche il D'Or -. Poi c'è il mondo del dettaglio, che in Campania rappresenta oltre il 15% di quello nazionale con 1.754 punti vendita, di cui oltre il 56% a Napoli e provincia».
Complessivamente, la filiera ruota intorno a 2.588 unità, con oltre 5mila addetti. La Campania è la quinta regione in Italia per numero di imprese (concentrate per lo più a Napoli e Caserta), e la settima per esportazioni, pari a circa 39,3 milioni, con un incremento annuo del 7,3%.
Vicenza oro, Inhorgenta, Las Vegas, Monaco di Baviera, l'Aja sono solo alcune delle città nelle quali è approdata l'alta gioielleria campana che adesso è pronta per una nuova sfida, quella del riconoscimento dell'Igp del Corallo e del Cammeo. «Il Consorzio Torrese ha avviato le procedure - racconta il presidente Vincenzo Aucella - perché venga riconosciuto il primato di Torre del Greco, quale capitale mondiale della lavorazione del corallo e del cammeo. Abbiamo oltre 200 anni di storia e attraverso l'Assocoral, unica associazione mondiale che racchiude commercianti ed artigiani - sono stati monitorati gli sviluppi di una legge della Comunità Europea che ha introdotto l'opportunità di chiedere l'IGP anche per realtà artigianali ed industriali. Il prossimo step è quello del 1 dicembre, quando la comunità europea metterà online la piattaforma per inviare la richiesta di riconoscimento europeo». Intanto una recente indagine di Federpreziosi rivela che più del 58% dei consumatori fa riferimento a una gioielleria di fiducia e che per oltre il 17% dei casi ci si affida completamente. Ciko Orefice, gioielliere napoletano e presidente campano di Federpreziosi, ricorda che «il nostro compito è quello di accogliere il cliente in un contenitore di bellezza, ricercatezza, esperienze di esclusività, e indirizzarlo verso un acquisto consapevole, che privilegi la qualità. Oggi più che mai l'acquisto di un gioiello comporta un valore emotivo, la celebrazione di sentimenti o momenti importanti, ma è collegato anche al suo valore. È importante far capire quanto sia attuale l'idea che un gioiello vive per sempre, e che il suo valore è destinato a rivalutarsi e ad essere tramandato nel tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA.